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Abbiamo visto tutti le immagini negli ospedali. Donne e uomini piegati dalla fatica e dalla complessità di una crisi che nessuno si sarebbe aspettato fino a poche settimane fa. Surreale lo spettacolo fuori dagli ospedali: strade deserte oppure lunghe file di persone con le mascherine (chi le ha) davanti ai supermercati. Quando va bene, canzoni suonate sui balconi, bandiere e arcobaleni disegnati dai bambini.
Eppure è successo. La crisi scatenata dal Covid-19 sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario, i professionisti che vi ruotano intorno e la produttività di un Paese che ha scelto meno cinicamente di altri di non rinunciare a difendere la salute delle persone.
C’è però un’Italia che non si ferma e non può fermarsi. Pur tra mille difficoltà e limitazioni continuano a funzionare i servizi pubblici essenziali. Restano aperti i luoghi che offrono accoglienza e consulenza a chi si trova in difficoltà e a chi semplicemente non ha alternativa.
A esclusione delle attività ricreative e delle iniziative finalizzate alla promozione della socialità, continuano a funzionare i centri che assicurano il diritto alla salute o il rispetto di altri diritti della persona come i consultori o i sert (servizi per le tossicodipendenze).
Non si fermano nemmeno i volontari delle Ong all’estero che, pur con la preoccupazione di non poter tornare in Italia a causa del blocco dei voli, proseguono nella loro missione di assistenza ai dimenticati del mondo.
C’è un’Italia che continua a lavorare e a pensare a quando tutto ripartirà. Ed è pensando a questa Italia che possiamo prenderci cura di chi è più vulnerabile. Magari senza fare gli eroi ma diventando “volontari” con gesti quotidiani e concreti. Come questi.
portare la spesa o le medicine a chi non può uscire di casa. Molti giovani e volontari hanno organizzato staffette solidali o comitati di quartiere o di condominio che raccolgono le richieste di chi ha bisogno e si muovono per risolvere problemi;
adottare comportamenti prudenti pensando a noi, ma soprattutto a chi è più debole (gli anziani che vivono con noi o alle persone immunodepresse e a chi sta seguendo terapie che inducono immunodepressione);
donare il sangue: anche con il coronavirus l’emergenza sangue resta. Il ministero della Salute ha infatti inserito la donazione di sangue ed emocomponenti tra le «situazioni di necessità» per le quali è possibile uscire di casa. Con l’autocertificazione, s’intende. Maggiori informazioni sul sito dell’AVIS.
sostenere iniziative di raccolta fondi a sostegno di ospedali o enti coinvolti nell’emergenza coronavirus;
consumare di meno (e meglio): è un consiglio vale sempre e soprattutto in questo momento in cui le uscite sono contingentate può aiutarci a riflettere sull’impatto che abbiamo sul pianeta e su quante risorse consumiamo;
non diffondere bufale e selezionare bene le fonti per informarci. Condividere un articolo o qualsiasi altro contenuto è facile, soprattutto oggi che abbiamo i social e whatsapp, ma è importante non cedere alla semplicità della condivisione. Riflettiamo e verifichiamo. Solo dopo aver controllato la fonte, condividiamo.
diffondere messaggi di speranza. È gratis ed è contagioso. E questa è una gran bella notizia.